Le Prealpi del varesotto nascondono e custodiscono inaspettate bellezze. Oltre ai panorami e alla vista offerti dalle montagne e dal lago, ecco anche numerose e meravigliose ville, come villa Panza e villa Cicogna, giusto per fare due esempi. Monti, lago e magioni di lusso a parte, la provincia di Varese riserva anche uno storico e fascinoso monastero che merita di essere conosciuto, scoperto e visitato. Si tratta del monastero di Torba, in quel di Gornate Olona, immerso nella natura alle pendici dell’altura su cui è situato il parco archeologico di Castelseprio.

Il complesso archeologico è formato dal castrum, dal borgo, dalla chiesa di Santa Maria, dai resti della Basilica di San Giovanni, da quelli della chiesa di San Paolo e da altri edifici religiosi; dello stesso complesso ne fa parte il monastero, con la chiesa di Santa Maria e la Torre di Torba, gestito dal FAI (Fondo ambientale Italiano).
Fa parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda, iscritto alla òista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco nel giugno 2011.
Per tutte queste ragioni, il Monastero di Torba rappresenta uno dei luoghi più artistici e fascinosi di tutt’Italia. Ma non solo: anche uno dei più misteriosi, per una ragione che spiegheremo qualche riga più sotto.

Le origini e la storia del Monastero di Torba

Secondo quanto ricostruito dagli esperti, la prima pietra di questo nucleo fu posata dai romani nel terzo secolo dopo cristo: a loro si deve la costruzione della prima struttura, edificata non per motivi religiosi, bensì per motivi “militari” e strategici, trattandosi di un luogo tatticamente perfetto, grazie alla presenza del fiume Olona.

Dopo i rimani ecco i goti, i bizantini e i longobardi, per arrivare infine alle monache benedettine che consacrarono questo luogo costruendovi una chiesa e, appunto, il monastero, il tutto nell’undicesimo secolo. A fine del quindicesimo secolo le suore abbandonarono questa base. Durante il Rinascimento il Monastero di Torba diventa la ragione del contendere di due potenti famiglie di Milano, i Della Torre e i Visconti, mentre con l’arrivo del Diciannovesimo secolo e la soppressione degli ordini religiosi – in età napoleonica – il monastero di Torba perse lo status di luogo religioso, trasformandosi di fatto in un complesso agricolo, nonostante la presenza di numerosi affreschi al suo interno.

Facendo un balzo in avanti ecco il 1977, quando il Monastero di Torba venne acquistato da Giulia Maria Mozzoni Crespi (fondatrice del FAI) che la donò al FAI stesso, che si occupò di ristrutturarlo: dopo circa dieci anni il complesso fu “tirato a lucido” e aperto al pubblico.

Una visita al Monastero di Torba

Aperto al pubblico da trentacinque anni, il Monastero di Torba merita assolutamente una visita rappresenta un mix di opere artistiche, conservate al suo interno (affreschi, soprattutto), ma anche il suo esterno – immerso nella natura – è una delizia per gli occhi.


Uno dei punti più interessanti è poi certamente la Torre di Torba, costruita dai romani come punto per supervisionare dall’alto il territorio e in seguito riadattata dagli inquilini religiosi.

Dunque l’attigua Chiesa di Santa Maria che accoglie una cripta e opere pittoriche. In ultimo, l’intero parco archeologico di Castelseprio merita una visita particolare. Attualmente il Monastero di Torba è chiuso, ma aprirà a breve, il 25 febbraio per l’esattezza.

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I misteri del Monastero

Vi dovevamo una spiegazione circa l’alone di mistero che circonda questo monastero. Esiste una leggenda secondo la quale un tempo, un brigante si insediò a Torba, scacciando chi vi abitava e iniziando a depredare i paesi circostanti; a nulla valsero gli interventi di vari mercenari ingaggiati dalla popolazione, e lo stesso conte del Seprio perse la vita duellando contro l’invasore. Una giovane donna di nome Raffa escogitò allora uno stratagemma: si fece trovare dal brigante a fare il bagno nell’Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello; l’uomo, tuttavia, resistette ai colpi e inseguì la ragazza fino in cima alla torre, dove lei lo avvinghiò e si buttò nel vuoto con lui. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente, e fece erigere presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore.

Ma il mistero non è finito qua. Pare che  una chiesa dedicata a san Raffaele sia segnalata per Castelseprio nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (alla fine del XIII secolo), della quale però non si è mai avuta altra notizia. Nella mappa del Catasto Teresiano (datata al 1722), tuttavia, una chiesa di San Raffaele è indicata esattamente nel luogo di Santa Maria di Torba, che nello stesso foglio è al contrario ignorata. Esiste dunque il dubbio che la vera dedica di quest’ultima sia stata in origine all’arcangelo, e che la stessa sia andata in disuso dietro l’uso corrente di denominare il luogo con il nome di Santa Maria, posseduto dal monastero cui la chiesetta finì per appartenere.

Infine, un’altra leggenda: in un affresco al secondo piano della Torre tre monache non hanno il volto e vulgata vuole che i loro volti non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, vaghino come spiriti nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace perduta da secoli.

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